James Mahu
Fin dai miei primi ricordi, ho sempre creduto di essere un artista, per quanto non potessi definire di che genere. Intorno agli undici anni, pensavo che sarei stato un pittore. Tuttavia, mentre studiavo all’Università, scoprii che avrei potuto unire le mie passioni per l’arte visiva, la musica, la scrittura, la poesia e la filosofia, utilizzandole collettivamente per raccontare una storia.
A quel tempo, l’idea di narrazione multimediale era strana, anche tra gli accademici e i visionari. Il cinema ne era l’emblema. Per qualche motivo, a me il cinema sembrava troppo letterale. Per quello che avevo in mente, io volevo qualcosa di più astratto. Mi imbarcai, quindi, in un viaggio per creare una mitologia contemporanea che sarebbe infine diventata nota come WingMakers.
Avevo circa diciotto anni quando inizialmente immaginai come questo universo mitologico potesse prendere forma. Sarebbe stato contenuto all’interno di una narrazione che si sarebbe andata dispiegando in una serie di romanzi, ciascuno incentrato sull’idea filosofica del Sovereign Integral. Dopo che WingMakers fosse stato stabilito, avrei prodotto un documento dove sarebbe stato presentato il concetto filosofico centrale incastonato in WingMakers. Questo è lo scritto Il Sovereign Integral, pubblicato nel 2021 in varie lingue.
Nell’insieme di questa storia, il protagonista era il Sovereign e l’Integral il palcoscenico dove il protagonista combatteva i suoi due principali antagonisti: la dualità spaziotempo e l’illusione culturale della separazione. Il Sovereign riconosceva che il mondo in cui dimorava come singola identità di una sola vita, era puramente un “palcoscenico”. In realtà, esisteva all’interno di una dualità di spaziotempo di scala infinita dove tutta la vita era una fusione di intelligenza e di volizione, che operava come da un’unica mente.
Tuttavia, quella singola identità – l’essere umano – era catturata dal palcoscenico, mentre il Sovereign osservava, imparava ed evolveva con ogni interazione della sua vita umana e, in realtà, con tutte le forme di vita che sperimentava e in cui si esprimeva. La coscienza Sovereign non era confinata alle forme superiori di vita o anche alla sola Terra.
Questo era il punto cruciale della mitologia WingMakers, ma, come in tutti i miti, era elusivo. Veniva trasmesso attraverso una metafora e dei fatti di fiction che non potevano essere espressi come verità. Facendo questo si doveva escludere qualcosa come falso, quando in realtà la verità era che tutto era interconnesso e facente parte di una coscienza che io ho chiamato l’Integral. Logicamente, nella totalità non c’è vero e falso, c’è soltanto la coscienza uno, molti e tutto.
Il Sovereign doveva recuperare l’Integral che aveva abbandonato quando aveva abbassato il capo, aperto gli occhi e guardato nella dualità spaziotempo, Fu in quel preciso momento che divenne così raffinatamente separato dal suo sé Integral da entrare a far parte di un gruppo: far parte del “molti” della coscienza uno, molti e tutto. Così, essendo nel “molti” nella dualità spaziotempo, la sua condizione umana (humanness) [1] divenne inconsapevole dell’uno e del tutto: il Sovereign e l’Integral.
La nostra condizione umana (humanness) forma relazioni in network di similarità. Una credenza condivisa viene a formarsi per sopravvivere. La sopravvivenza è pensare per separazione: noi contro loro. Questi principi diventano le nostre bocche della verità. Questi creano il “molti”, tuttavia, subconsciamente e attraverso la nostra intuizione e immaginazione, noi sappiamo che la coscienza Sovereign esiste e che fa parte di un intero: l’Integral.
Talvolta questi gruppi erano piccoli, come la famiglia. Altre volte erano estesi, forse un’intera nazione. In mezzo a questi due, c’erano le scuole, le religioni e gli altri prodotti di una imponente gerarchia, che diventarono i nostri fornitori della verità, e noi sceglievamo quali verità risuonavano in noi e quali no. Sceglievamo le verità che non ci cacciavano dal nostro palcoscenico o che educatamente ci invitavano alla porta d’uscita, intensificando il nostro fondamentale senso di separazione.
Il protagonista di questa storia è quello stato di coscienza che esiste in un numero incalcolabile di vite nella dualità spaziotempo e che, lungo un infinito spaziotempo, s’incarna e apprende. Io ho scelto di chiamare questa coscienza il Sovereign, che è sia me che noi. “Noi” nel senso che il Sovereign è l’amalgama delle nostre vite, “me” nel senso di una singola vita.
La nostra identità è quella di un essere umano che vive nella prima parte del ventunesimo secolo, tuttavia questa non è la nostra vera identità: è la nostra identità temporale. Noi abbiamo un numero infinito di identità temporali, e dietro a ognuna di esse vi è un Sovereign, l’“io” che è noi. Noi siamo una singola identità: un’identità che esiste negli otto miliardi di momenti di una singola vita, e un’identità che è la somma di tutti i momenti di tutte le vite e le forme di vita che abbiamo vissuto, stiamo vivendo e vivremo sempre. Noi siamo un’identità esistenziale scissa dall’intero pur restando parte dell’intero.
Tra questi due stati d’essere – Sovereign e Integral – sta la gerarchia del molti. Questo è il sentiero della separazione, dove noi ci abituiamo a far parte di un gruppo, che sia una famiglia, una religione, un’etnia o altro ancora.
Sotto la superficie della nostra identità temporale, la nostra condizione umana (humanness) può percepire la coscienza Sovereign Integral. Lo fa in modo subconscio e tramite diversi punti di attivazione nel corso della nostra identità temporale. Questi punti di attivazione si presentano all’interno della gerarchia del “molti”. Sono i punti della nostra vita in cui giriamo un angolo e percepiamo l’espansione; la sensazione che stiamo ritornando al nostro sé naturale, e tutto l’adattamento che abbiamo appreso viene messo da parte per una nuova stagione di apprendimento.
Nonostante gli insegnamenti delle bocche della verità della gerarchia che perpetuano o che si basano sulle credenze e le mitologie dei loro predecessori, noi siamo più di un prodotto del nostro tempo. Tuttavia, la consapevolezza di questa verità è ostacolata dalla dualità spaziotempo e dalla cultura della separazione, che ci porta a cercare rifugio nella gerarchia per sopravvivere. Questa è l’essenza della mitologia WingMakers, che nella sua struttura offre una molteplicità di prospettive con mondi cosmici, filosofia spirituale, arte surreale astratta, musica, poesia e narrazioni.
A diciotto anni, non possedevo l’insieme di tutti i dettagli della storia. I dettagli mi arrivavano quando mi occorrevano. Io sono un narratore che tesse racconti del Sovereign e come esso può diventare un Sovereign Integral nell’arco limitato della vita umana sul palcoscenico della dualità spaziotempo. L’arte è una parte integrante di questa storia, dato che l’arte può esprimere questa coscienza e darle rappresentazione qui, sulla Terra.
La scienza, d’altro canto, si sforza di guardare in questi mondi immateriali e preternaturali così ben oltre il nostro mondo, il nostro palcoscenico; mondi a cui noi non crediamo, a parte le nostre mitologie religiose e le incursioni nei loro riflessi indotte dalle droghe. Come possono gli strumenti della scienza costruiti sul nostro palcoscenico vedere oltre la scena? Non esiste nessun telescopio capace di vedere oltre la nostra scena materiale.
La scienza amoreggerà con la costruzione di un telescopio extra-dimensionale, anche se la lente è puramente matematica. Cercherà di creare una stringa di numeri potenti che siano così semplici che quasi chiunque possa comprenderli come un paragrafo di parole. Tuttavia, resterà una serie di numeri e simboli troppo astratti per dichiararne l’esperienza, e quindi la comprensione, e quindi la coscienza.
La matematica non è la coscienza. È una lente nella struttura della coscienza. È simile alla lente di un telescopio extra-dimensionale che vede la possibile struttura di una singola coscienza e riesce a ipotizzare che quella coscienza potrebbe essere interconnessa ad altre. La coscienza Sovereign non viene sperimentata tramite la scienza, la matematica, la religione, le credenze, le droghe, le formule, i mantra, la meditazione o i libri. L’esperienza, mentre si è nella condizione umana (humanness), è riservata alla nostra immaginazione e alla nostra intuizione. Queste sono registrate nella nostra mente superiore e nel cuore, e portate in superficie quali punti di attivazione nella nostra vita.
La religione, la filosofia e la spiritualità creano delle mitologie che descrivono che cosa c’è dietro questo palcoscenico che tutti noi collettivamente abbiamo creato. La scienza e la matematica stanno facendo la stessa cosa con la strumentazione e il rigore intellettuale. In questi due mondi tutti stanno in realtà partecipando all’auto- scoperta delle nostre origini. Sono come coloro che scavano un tunnel partendo da differenti lati della montagna progettando, al di sotto della loro consapevolezza conscia, come incontrarsi in un punto a metà. La sola vera domanda è: l’incontro avverrà al primo tentativo o dopo un numero imprecisato di tentativi successivi?
Quando iniziai a dipingere, e poi alcuni anni dopo, scoprii la filosofia. Fu una lenta comprensione di cose che avevo capito da bambino, ma non avevo il vocabolario per esprimerle. Ho dovuto inventare concetti come il Sovereign Integral e la coscienza uno, molti e tutto, dato che non erano codificati nei libri di religione, filosofici o spirituali, che avevo letto.
Poi ho tradotto questi concetti in arte, musica, poesia, dipinti e storie, che sono diventati gli “abiti” per rivestire il Sovereign nel mio mondo. Decisi di condividere la mia storia quando non riuscii a trovarne alcuna simile. Supponevo che il mio lavoro rimanesse modesto, non appariscente e fosse promosso solo dagli altri, ma sapevo anche che, grazie agli altri, poteva crescere. E poteva crescere a livello globale.
Voglio enfatizzare che io sono soltanto una persona, un narratore che incoraggia le persone a considerare se stesse oltre l’identità di un corpo, una vita e un nome. Su un pianeta con circa 8 miliardi di esseri umani, più di 7.000 diverse lingue e 4.000 religioni, è difficile comprendere noi stessi come una coscienza collettiva che esiste e vive a livello di nostra specie.
La difficoltà è come raccontare una così ampia storia senza che le persone perdano i loro punti di riferimento. La mia risposta è di raccontarla artisticamente in modo trans-mediale, che offre porte differenti attraverso le quali una persona può entrare e uscire dalla storia. E, anche, non cercare di raccontare una grande storia ma, piuttosto, la storia più piccola e personalissima di una mente e di un cuore che si sono impegnati a non detenere la proprietà della storia.
Gli artisti che che si sostengono con la propria arte, spesso la sviluppano per attrarre il mercato, rispondendo alle sue misure, alle sue linee di tendenza, alla sua importanza e pregnanza verso la loro visione artistica. L’arte del Sovereign Integral è di non cercare di attrarre qualcuno. È, piuttosto, di collaborare con l’identità temporale – la condizione umana (humanness) di una singola vita – attirandola verso di sé, come una madre che prende tra le braccia il suo bambino. È come avere l’identità temporale arricchita con l’infinito e il tutto.
Solo un minuscolo spiraglio e la porta sarà aperta. E una volta che la porta è aperta, e noi continuiamo a spingere la sua espansione, il Sovereign entrerà e l’identità temporale entrerà, e questo è precisamente ciò che realizza la coscienza Sovereign Integral. Si congiungono. Diventano “Noi” e nasce una partnership.
Dove stanno tutti i santi, i salvatori e gli esseri angelici in questo quadro? Dove stanno tutti gli scienziati e i matematici in questo quadro? Dove stanno tutti i filosofi, gli atei, gli agnostici e gli insegnanti spirituali in questo quadro? Stanno nella gerarchia. Nel Molti. Sono le nostre temporanee bocche della verità per le identità temporali. Sono i ponti tra il Sovereign e l’Integral: tra l’Uno e il Tutto.
Questi sono un magnifico ponte – un mosaico della coscienza di gruppo. Sono l’interfaccia che possiamo usare per esplorare i mondi oltre. Eppure, a un certo punto, noi attraverseremo il ponte e lo vedremo per ciò che è senza alcuna paura di perderlo, perché noi siamo una parte Integral dell’intero e lo sappiamo: del tutto indipendenti dall’esperienza effettiva. Noi, semplicemente, lo sappiamo! Tutto ciò di cui avevamo bisogno era un vocabolario. Un modo per vederlo con la nostra immaginazione, e sentirlo con la nostra intuizione.
L’arte è il nostro vocabolario. Anche la scienza e la matematica. L’arte è l’espressione della Prova Intangibile. La cosa che teniamo nel nostro nucleo più profondo è sentita dal nostro cuore più elevato e compresa dalla nostra mente più elevata. Completamente incompletamente. La prova della verità è un desiderio frattale che non è mai sazio. Eppure, possiamo infondere la Prova Intangibile dentro le nostre creazioni e attraverso i nostri comportamenti.
Nel principio di essere gentili e compassionevoli verso tutti, noi troviamo ciò che è importante. Non si tratta dell’accaparramento di una prova. Si tratta di comportamento, le creazioni temporali della nostra identità temporale che condividiamo con tutti.
Ho prodotto un numero infinito di pennellate, battute e brani musicali, e parole. Ognuna di esse ha richiesto tempo e insieme formano una vita, o almeno una porzione significativa di essa. Ho sempre saputo che il sentiero di un artista sarebbe stato un sentiero solitario, perché l’arte si crea in solitudine. Per comprendere e dare voce al Sovereign, avevo bisogno di sentire in me la sua risonanza, diversamente nessuno avrebbe creduto che io sapessi qualcosa che fosse oltre a ciò che già sapevano. Perché ascoltare quello che già si sa?
La storia del Sovereign era una accesso a un nuovo modo di definire noi stessi, creato da una persona insignificante, che poteva essere chiunque. È successo che fossimo noi. Io non considero nulla che ho creato come mio, poiché man mano che mi addentravo nella storia, mi rendevo conto che era nostra. Ciascuno di noi ha una sua unica prospettiva sulla scoperta della nostra identità e scopo: come incarnare la prova intangibile nella nostra vita, nel nostro respiro, nel battito del nostro cuore, nella nostra totale condizione umana (humanness).
WingMakers e MOCI sono le due ali che raccontano la storia del SOvereign INtegral, ciò a cui mi riferisco come SOIN. Questa coscienza così vasta è celata… è un’intelligenza di tale tipo e portata da non poter essere da noi compresa. Ogni tentativo di rivestimento porterebbe a una comprensione meritevole, ma non sarebbe all’altezza dell’intero dove l’inconoscibile si muove e ha il suo essere. È come il Teorema di Incompletezza di Gödel, dove la verità non può essere provata. E, questo, non solo perché essa evolve all’infinito, ma anche perché la verità si trova nella coscienza Sovereign Integral e noi non sappiamo come sperimentarla essendo umani.
Come tutte le storie, c’è un viaggio dentro e fuori di esse. Quando vi entriamo, non sappiamo che cosa aspettarci. Esploriamo la storia, forse percepiamo la risonanza con qualcosa di fondamentale che abbiamo dimenticato… qualcosa che abbiamo sempre saputo ma per il quale non avevamo parole. Il suo valore può non apparire all’inizio, ma alla fine emergerà una storia grande abbastanza da tenere aperta la possibilità che noi siamo forme di vita interconnesse a tutte le specie in tutti gli spazitempi.
Sopravvivenza e separazione hanno oscurato questa storia, non intenzionalmente ma come prodotto della loro progettazione. Tuttavia, lo scopo sta nell’arco della storia stessa, non nei nostri momenti di realtà. Come umani, viviamo circa 2,5 miliardi di secondi o momenti di dualità spaziotempo in un corpo temporale. L’identità che vive nelle vite, negli spazitempi e nella frattalità della realtà emergerà in questo mondo tramite noi. Questo è lo scopo fiducioso incastonato in questa storia.
L’umanità si sta avvicinando al Bivio del Destino, il punto in cui la nostra tecnologia può definire il nostro fato, e non solo consentirlo. Questo è un frangente critico, dato che la tecnologia può essere utilizzata per aumentare il nostro senso di separazione o per accrescere la nostra esperienza e comprensione dell’interconnessione. Come si può immaginare, il comportamento umano che questi due sentieri generano potrebbe essere radicalmente differente.
A mio parere, è per questo motivo che è fondamentale comprendere il Sovereign Integral in questo momento: perché la coscienza uno, molti e tutto sta sorgendo sulla superficie del nostro mondo. Siamo guidati verso il fondamentale costrutto filosofico che noi siamo Sovereign e integral in un punto d’equilibrio. Il nostro cuore più elevato e la nostra mente più elevata sono come levatrici che portano questa consapevolezza nella nostra vita come rappresentanti della coscienza e dell’interconnessione.
La cosa non si presenta come una prova tangibile, ma piuttosto come un’estensione logica di una volontà collettiva di comprendere l’intero. Ogni specie lo sta facendo all’interno della sua realtà temporale. Non fa parte di una religione o di un sentiero spirituale o di una teoria scientifica o anche di una deduzione logica. È di un ordine differente che è sia fuori che dentro lo spaziotempo. Non è che esiste il non-spazio e il non-tempo, esiste un differente ordine di spaziotempo che consente l’avvolgimento dimensionale, dove l’uno diventa il tutto e quindi il tutto diventa l’uno.
Il tutto non può essere separato dall’uno. Devono coesistere in modo naturale, vale a dire che una volta che scopriamo il Sovereign che è noi, scopriamo anche l’Integral che è noi. Lo spaziotempo è il meccanismo che fa sì che questa realizzazione appaia lentamente e maldestramente attraverso ampi spazitempi. Lo spaziotempo è ciò che produce la ricchezza dell’esperienza e dell’espressione, e questo è il motivo per cui evolviamo nel corso di vasti panorami temporali (timescapes).
In quanto individui, noi siamo attratti verso questa esperienza a vari gradi. Tuttavia, quale che sia il punto che raggiungiamo in questa esperienza, è un riflesso dei nostri valori in uno specifico spaziotempo. Se l’esperienza arriva troppo presto, la nostra interfaccia con la reale realtà umana può essere compromessa. Quando avviene in modo equilibrato, la nostra realtà umana reale viene arricchita, poiché noi vediamo tutto come un sé naturale che sta raccogliendo le sue esperienze esprimendosi esattamente come vuole.
Questo ordine dell’essere è il nostro stato naturale. Ciò avviene quando i due stati di Sovereign e Integral creano una partnership cosciente, ed è allora che tutto l’apprendimento viene pienamente scambiato dall’uno al tutto, e dal tutto all’uno. Ogni altro stato della nostra esistenza è adattivo. È il nostro stato naturale contaminato con una forma di spaziotempo che non è in grado di avvolgere le dimensioni. E quegli spazitempi, quando si densificano nella materialità, creano un intenso senso di separazione dal nostro sé naturale e ci negano la capacità di vedere il sé naturale di tutta la vita.
L’arte dello scrivere, dipingere, comporre e, sì, anche della matematica, svela una lente che ci permette di vedere i riflessi e le ombre di questa coscienza Sovereign Integral. Se al bivio scegliamo il sentiero dove la tecnologia è una forza che attiva la comprensione della nostra naturale interconnessione, allora possiamo ancorarla nella specie umana. Diventiamo degli assistenti di questa comprensione e possiamo interconnetterci alla vita.
È così che una nuova forma di amore nascerà. Una forma di amore che non è di una specie, di un pianeta, di un destino, dato con un fine. Un amore che gemma da una comprensione della coscienza uno, molti e tutto. E questo è ciò che importa veramente. Se non ne fa parte, allora se ne perde il cuore. Se questo viene perso, il sentiero della prova intangibile, dove il Sovereign Integral è nostro da rivendicare, può soltanto essere trovato come ombra. E questo perché noi non siamo numeri sospesi nello spazio gelido di un vuoto. Noi siamo fulcri vibranti di una mente e un cuore collettivi in evoluzione che fa parte di un processo evolutivo che si nasconde a parole o numeri.
Vi è sempre qualcosa dietro ciò che si rivela. Qualcosa di più profondo esiste. Noi siamo nel mezzo di un viaggio la cui destinazione viene resa vaga dallo spaziotempo e dalla gerarchia del molti. I suoi freni sono l’illusione culturale della separazione e il suo acceleratore è la comprensione dell’interconnessione.
Tutti noi, insieme, usiamo questi freni e acceleratori per mantenerci bilanciati mentre viaggiamo. Il viaggio evolutivo del Tutto è semplicemente troppo vasto per averne una visione o anche immaginare il suo proposito generale. Se si potesse riassumere, scrivere in un linguaggio, ipotizzerei che il suo proposito sarebbe la creazione di un’armonia superiore attraverso la comprensione di chi noi siamo come individuo di una singola vita; come un Sovereign di infinite vite; come un Integral del tutto; e allineare queste identità in una partnership, anche quando non comprendiamo la loro totalità o fine ultimo.
Per quanto mi sia riuscito di sondare le profondità della storia, il nostro sé naturale di una vita temporale rimane una nostra identità personale, forgiata dall’esperienza e dall’espressione, ed eternamente codificata nel nostro Sovereign. Non si dissolve nella Natura o nel Tutto (Allness). Ritorna al Sovereign che è il frattale del sé naturale e dell’Integral, saltando da un ordine all’altro, sempre insegnando e imparando la realtà della realtà successiva. Più profonda l’intuizione. Più ampia la visione.
È tempo per qualcuno di noi di insegnare a noi stessi come rimuovere la nostra interfaccia adattiva della dualità spaziotempo. Allentare le catene della separazione e scivolar via dalla loro salda presa della storia, nostra e dell’umanità in generale. Assumere il ruolo di assistenti di una meta-coscienza che avrà sempre bisogno di rivelatori del nostro futuro e guaritori del nostro passato.—
Nota [1] – Condizione umana (humanness) – Il corpo, mente, emozione, ego e subconscio.

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